09 Ott

XXVIII Domenica anno C

Dal Vangelo secondo Luca, 17, 11-19

“……Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce dicendo: Gesù maestro, abbi pietà di noi! Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti. E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio……Era un Samaritano. …… E Gesù  gli disse:  Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato!”.

Il nostro brano si articola in tre momenti. Nella prima parte troviamo la domanda dei lebbrosi – cui Gesù risponde misericordiosamente – e si annota la loro guarigione mentre stanno camminando (vv.11-14). La seconda parte presenta l ritorno del samaritano guarito, da Gesù (vv.15-16); nella terza parte abbiamo il vertice teologico del brano, nelle parole di Gesù (vv.18-19).

La dinamica del nostro brano sta proprio nella tensione tra la situazione iniziale e quella conclusiva. La supplica dei dieci lebbrosi sembra mossa dalla fede,  eppure alla fine la fede viene riconosciuta solo a uno straniero, un samaritano il quale, unico tra tutti i miracolati, è tornato a ringraziare Gesù a guarigione avvenuta.

La lebbra, che nella mentalità dell’epoca era collegata al peccato, ha accomunato i dieci uomini emarginandoli senza distinzione di origine, di culto e di comunità. Il loro grido, però, giunge a Gesù, che nella sua misericordia, non fa differenza tra le persone e non chiede le storie che li hanno portati a questa situazione.

E’ mentre stanno andando a presentarsi ai sacerdoti che vengono purificati. Può però sembrare strano che proprio quello che sembra aver trasgredito l’ordine di Gesù – perché è tornato indietro prima ancora di recarsi dal sacerdote- venga lodato da Gesù, invece che rimproverato, Anzi Gesù si dichiarerà addolorato che non l’abbiano fatto anche gli altri nove, che pure sembrava avessero obbedito a lui più del samaritano.

Questa anomalia sottolinea che la fede vera non consiste nell’obbedire formalmente agli ordini, ma soprattutto nel proclamare il lieto annuncio della salvezza, nel riconoscere la grazia di cui si è stati oggetto, e di saperla riconoscere dinnanzi a Colui che l’ha donata.

Nei versetti 17-18 :”Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri dove sono?….” sentiamo una profonda amarezza che supera l’episodio concreto e mette in guardia di fronte alla minaccia che coinvolge ogni uomo. Condizione indispensabile per la fede è saper riconoscere il dono e provare gratitudine  per un debito che coincide con la stessa esistenza umana.

Il samaritano è entrato nella salvezza tornando indietro, cambiando strada, cioè mettendosi in un cammino di conversione.

L’ingratitudine dei nove lebbrosi, che si comportano come se la guarigione fosse stata loro dovuta, è parabola di una dimenticanza più grave e radicale: la mancanza della consapevolezza che ogni cosa è dono.

Il nostro racconto mostra dunque come non sia facile entrare nella logica del dono. Ma solo se si lascia fiorire la gratitudine e la lode l’esperienza del dono diventa incontro col donatore.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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