19 Ott

XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

20 ottobre 2019
Dal Vangelo secondo Luca, Capitolo 18, versetti 1-8

“ Quando verrà il Signore, troverà fede sulla terra ?”

L’importanza della preghiera nella vita del cristiano è uno dei temi privilegiati dell’evangelista Luca.
Il Vangelo di oggi ci mostra un aspetto particolare del pregare di chi ha fede:
“Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi” (v.1); a proposito del ‘pregare sempre’ e di ciò che questo atteggiamento ottiene, un autore spirituale afferma:”Tu sei un uomo di preghiera quando hai il coraggio di gettarti, durante tuta la vita, in questo mistero silenzioso di Dio senza ricevere apparentemente altra risposta che la forza di credere, di sperare, di amare Dio e i tuoi fratelli, e di continuare a pregare senza desistere” (J.Lafrance). Molti rinunciano a pregare perché non sanno cosa dire, o perché hanno poco da dire. In realtà la preghiera è più ascoltare che dire; è, soprattutto, stare alla presenza di Colui che è sempre presente.
Passiamo ora ad una breve analisi della parabola raccontata nel brando evangelico odierno: i due personaggi di essa rappresentano due figure tipiche della letteratura biblica: l’oppressore e l’oppresso.
La legge prescriveva di proteggere la vedova, l’orfano, lo straniero, e di rispettare i loro diritti. I profeti (Ger.7,6; Ez.22,7, ecc.) esortavano a non opprimere le vedove, ma a rendere loro giustizia, altrimenti Dio stesso se ne sarebbe fatto carico.
Il giudice della nostra parabola procede arbitrariamente, senza rispettare né Dio né i suoi simili (vv.2.5).
Al versetto 3, la vedova assume l’atteggiamento dei pii dell’Antico Testamento, che presentano a Dio il loro lamento, mentre il versetto 7 ci presenta l’illustrazione della giustizia di Dio: Egli è fedele alle sue promesse, e, oltre che giusto è buono, dunque sempre pronto ad accogliere la preghiera di chi Lo supplica con fiducia.
“Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?”(v.8). Con quest’ultima domanda Luca richiama l’attenzione sulla prova della fede: sapremo pregare abbastanza da riconoscere il “Regno che viene”? Si tratta qui dell’adesione di fede al Signore, sorretta dalla certezza della salvezza finale. Chi non aspetta il Signore che viene non si impegna, e tanto meno insiste nel pregare. Invece, avere una fede che si esprime in iniziative concrete, come quelle della vedova che non teme di assillare il giudice iniquo fino a fargli cambiare atteggiamento, non esprime impazienza, ma il totale abbandono a Dio, perché intervenga quando e come gli piace, nella certezza che ciò che gli piace è il nostro vero bene. Inoltre, ci dice la terribile, ultima domanda del nostro brano evangelico, che senza una preghiera incessante la venuta del Figlio dell’Uomo è una ‘prova’ che non è possibile superare.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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