XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Dal Vangelo secondo Marco, 10, 35-45
Siamo di fronte all’episodio, vivacissimo, del Vangelo di Marco in cui gli apostoli chiedono ‘potere’.
Essi hanno seguito Gesù, ma, sotto sotto, si capisce perché: per raggiungere un potere. Con la loro richiesta i due figli di Zebedeo dimostrano di non aver capito le parole che Gesù ha appena pronunciato sul suo futuro di sofferenza e di morte,.
E Gesù oppone alla loro richiesta un’altra logica, quella del servizio, o meglio, dell’amore, cioè di un’esistenza il cui senso non è nell’acquistare potere, ma nel donarsi agli altri.
Il messaggio del vangelo ci pone un’ unica regola: quella dell’amore. Questa è la ‘profezia’ che Gesù ha vissuto con tutto se stesso, per la verità con poca comprensione da parte dei suoi. Fra Gesù e i suoi vi fu sempre questo dissidio: Lui predicava il Regno dei cieli, loro aspiravano al regno della terra.
Lui predicava il distacco da ogni cosa materiali, loro immaginavano nuove forme per nuovi attaccamenti.
Giacomo e Giovanni chiedono se nel regno avranno un posto di preminenza (v.37); di fronte a questa richiesta gli altri discepoli si indignano, mentre Gesù, con mansuetudine, dà agli uni e agli altri la stessa lezione: bisogna scegliere.
La differenza cristiana sta nel farsi servi gli uni degli altri.
Il regno dei cieli è il rovescio dei regni terreni; Gesù, mostrando la vanità delle loro ambizioni, dice: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra di voi però non è così…” (vv.43-45).
Il punto di passaggio tra il Regno dei cieli e il regno della terra è indicato da Gesù con la metafora del “bere il calice” (vv.38-39), che, al termine del colloquio è spiegata direttamente: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita per la salvezza di molti” (v.45).
Per capire Dio dovremmo essere amore. Appunto per questo non lo capiamo. Non riusciamo a capire il Dio che fa festa al ‘figlio prodigo ’ !…
Chi crede all’amore sa che le sue vittorie spesso sono dei fallimenti. Nella storia, il punto in cui l’amore emerge come potenza vincitrice, è la croce.