16 Ott

XXIX Domenica Anno B

Il nostro brano presenta due parti. Nella prima Gesù dialoga con Giacomo e Giovanni, correggendo la loro assurda pretesa (vv. 35-40); nella seconda insegna a tutti il vero significato della gloria, scaturita dal servizio disinteressato e totale, come fa Lui (vv. 41-45).

I due fratelli, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo si fanno avanti per esporre una richiesta che pretendono sia subito esaudita. Essi escono spudoratamente allo scoperto chiedendo: “ concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua sinistra” (v.37). Giacomo e Giovanni tradiscono  una comprensione troppo umana del ministero e dell’attività di Gesù.

Il fascino e l’autorità di Gesù si prestavano bene a dar corpo a tanti sogni, tra i quali in primis la restaurazione dell’antico e glorioso regno di Israele. Per loro ‘gloria’ equivale alla realizzazione del regno politico-messianico che il cammino verso Gerusalemme sembra rendere vicino. I due si propongono di occupare i posti migliori in questo regno, che avrà certo bisogno di ministri, di autorità. Tradotto in termini politici moderni, i due chiedono di essere nominati rispettivamente ministri degli interni e degli esteri! Essi si sentono non solo adatti a tali compiti, ma anche migliori degli altri.

Sfrontatezza e interesse personale sono gli ingredienti di questa richiesta, rifiutata da Gesù e non accettata dagli altri apostoli.

La prima risposta di Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete” (v.38) suona come un duro colpo che frantuma una costruzione senza fondamento.

Dopo aver scardinato la loro illusione, Gesù passa a costruire lentamente  il nuovo mondo nel quale devono vivere i suoi discepoli, poiché la gloria vale anche per Gesù come mèta ultima dell’esistenza. Ma quale gloria? E come raggiungerla?

Con le metafore del calice e del battesimo Gesù allude alla sua passione, premessa indispensabile per giungere alla gloria della risurrezione. E’ questa la gloria a cui devono ambire e che devono ricercare i due fratelli. Essa si ottiene solo con Lui, restandogli fedeli nel cammino intrapreso.

Gesù chiede loro se sono disponibili a tanto, e i due rispondono affermativamente, e la storia darà loro ragione.

Giacomo e Giovanni sono partiti chiedendo a Gesù di fare loro quello che volevano e si ritrovano a dover fare quello che Dio vuole.

Gesù offre una nuova logica, un’alternativa fino ad allora sconosciuta, e usa due termini per spiegarla: servitore e schiavo: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti” (vv.43-44).

L’autorità è servizio: servizio a Dio e ai fratelli.

Dopo aver esposto il principio, Gesù mostra l’esempio, addita se stesso.  Egli fa tutto il possibile per preparare i suoi al grande evento di Gerusalemme; i suoi sembrano fare tutto il possibile per restare sordi a qualunque preparazione.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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