11 Set

XXIV Domenica anno C

Dal Vangelo secondo Luca, cap. 15, versetti 1-32

Il Vangelo che oggi la liturgia ci propone è densissimo: si introduce con la parabola della ‘pecorella smarrita’, cui fa seguito quella , famosissima del “Figlio prodigo”, o, meglio, del “Padre misericordioso”(vv.11-32). Contrariamente al metodo che uso abitualmente, essendo il racconto molto noto, non mi soffermerò sui vari versetti, ma ne tenterò un commento globale.

L’evangelista Luca ha collocato al centro, al cuore del suo Vangelo questa parabola sulla misericordia. Essa ci presenta due vite apparentemente molto diverse nel loro svolgersi: i due fratelli appaiono agli antipodi, e perciò ci parlano di ogni ‘umana avventura’ e presentano il rapportarsi di Dio Padre con ogni tipo di situazione: E’ infatti la figura del padre che dà unità al racconto, e fa capire le due vite così diverse: Egli si comporta coi due figli allo stesso modo, non lasciandosi condizionare dal loro agire. E’ questa la grande libertà di Dio! Dio ha uno sguardo dello stesso tipo sui due figli: essi sono figli, e tutti e due, in quanto tali, chiamati a partecipare alla festa. Il padre non può accettare di avere con sé un figlio solo (vedi parabola della pecorella smarrita e della dracma perduta  dei versetti 1-10). Egli va incontro al figlio maggiore, come aveva fatto con il primo, che aveva fatto un calcolo meramente umano: sta male e, vinto il suo orgoglio, torna dal Padre. Ma al Padre non interessano i motivi che lo hanno indotto a tornare, e tutto il racconto è investito dalla gioia del Padre per il figlio ritrovato:

Il Prodigo non aveva mai amato, e pensava di non poter essere amato, ma Dio rispetta totalmente la nostra libertà, e non ci nega il suo amore, ed è pronto a riaccoglierci al primo segno di ravvedimento.

Anche il figlio maggiore si mostra chiuso in una giustizia senza amore, che lo ha reso servo.

Da una parte c’è un figlio che si è preso tutto, dall’altra ce n’è uno che non ha preso niente, ma avrebbe voluto farlo….Il Padre lo prega di non fermarsi sulla soglia della festa:

la vita dei due fratelli li ha induriti in una situazione di lontananza, che fa loro volere il Padre ‘giusto’, ma ognuno secondo il suo criterio. Ambedue sono ‘lontani’: uno parte, l’altro resta; uno dissolve, l’altro accumula: Uno porta il peso della sua ‘ingiustizia’, l’altro quello della sua ‘giustizia’ e il peso di quella che gli sembra ‘ingiustizia’ da parte del Padre.

E’ solo la FESTA che può travolgere le contraddizioni delle nostre vite. Dio ci chiede di entrare nella sua festa. Quella festa che il minore non si aspettava, e il maggiore non voleva in quel modo (voleva una piccola cena per sé e i suoi amici, non il vitello grasso per il fratello!).

Ma è UNICA la festa che il Padre ha preparato per tutti e due i figli, perché è unica la festa dei peccatori perdonati e unica la festa dell’amore del Padre.

Attuare un itinerario di conversione è accettare la radicale diversità di Dio e degli altri rispetto al nostro modo di vedere e di sentire.

In questa parabola c’è un ‘terzo Figlio’: è Gesù che è ‘uscito’ dal Padre incontro a ciascuno di noi. Gesù è la festa, l’anello, la danza e il bacio del perdono. Gesù è la misericordia di Dio e il segno del suo amore.

Non si tratta che di imparare a gioire della gioia di Dio!

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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