XXIV Domenica anno B
Dal Vangelo secondo Marco 8,27-35
La domanda che sta al centro del vangelo di oggi è fondamentale per la fede cristiana: Chi è Gesù? E’ Gesù stesso a porla. La risposta di Pietro, che riconosce in Gesù il Messia atteso caratterizza il credente: Ma riconoscere il Cristo vuol dire riconoscere anche il destino di sofferenza attraverso il quale viene a noi la salvezza.
La struttura del nostro brano è facile: vi è innanzitutto la questione della identità di Gesù (vv.27-30), riconosciuta da Pietro: Segue la rivelazione della passione, con il conflitto tra Gesù e Pietro (vv.31-34). Vi è poi il discorso alla folla, con insegnamenti sulla sequela come condizione dell’essere vero discepolo. Il v.34:” Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua” è la sentenza decisiva.
I protagonisti dell’episodio sono Gesù e i discepoli. L’evangelista colloca la scena ai confini della Palestina con il mondo pagana; è una localizzazione profetica: Pietro – e con lui la Chiesa- si collocano alle frontiere del mondo dei credenti, per annunziare il Messia.
E’ lungo la via che Gesù interroga i discepoli. Più volte gli stessi discepoli si erano chiesti chi fosse Gesù, senza però mai domandarlo al loro Maestro, senza dirgli chiaramente quello che bisbigliavano tra di loro su di lui, né quanto sentivano dalla gente.
La domanda :”E voi chi dite che io sia?” (v.29), posta da Gesù ai discepoli può sembrare sorprendente. Infatti, uno che si conosce da anni e che non ha nascosto le sue origini, non dovrebbe porre tale domanda. I discepoli potrebbero rispondere come ha già risposto la gente di Nazaret: “E’ il carpentiere” (Mc.6,3). Ma la risposta di Pietro identifica Gesù col Messia, con l’atteso della storia di Israele. Gesù accetta la risposta di Pietro, ma impone un difficile divieto. I discepoli, dopo l’affermazione di Pietro, sarebbero portati a far festa, Gesù invece li tratta con inattesa durezza:”Egli ordinò severamente di non parlare di lui a nessuno” (v.30). Tale proibizione sarà sostituita, ma solo dopo la resurrezione, dall’esortazione a portare il vangelo a tutto il mondo.
Prima della passione Gesù non si presenta alla folla come il Messia per evitare fraintendimenti, perché la gente deve ancora capire il senso vero di tale affermazione.
I versetti 34 e seguenti sono un necessario completamento dell’episodio: Gesù chiama a sé la folla insieme ai discepoli: Anche la folla deve ascoltare il mistero della passione, consapevole che porsi alla sua sequela significa seguirlo sul cammino della sofferenza e della croce.
Il discepolo deve fare la scelta – impegnativa e scandalosa per la logica del mondo- di saper perdere la vita per salvarla (v.35). E’ quando tutti gli appoggi umani vengono meno che l’atteggiamento che il vangelo chiama ‘perdere la propria vita’, ‘prendere la propria croce’ si mostra essenziale per proseguire il cammino con una fede sempre più spoglia, e dunque più vera.