XVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
2 agosto 2020
“Non abbiamo che cinque pani e due pesci!”
Dal vangelo secondo Matteo, capitolo 14, versetti 13-21
Terminata la grande sezione delle parabole, Matteo sposta il suo obiettivo sui gesti e sulle parole di Gesù, finalizzati ad evidenziare il suo compito messianico.
La sezione del vangelo di Matteo che va dal Capitolo 13,53, fino al capitolo 17,27 introduce infatti gradualmente nel mistero della messianicità di Gesù, e mostra come la gran parte del popolo e delle sue guide si ostinino e induriscano nella loro incredulità. Per contro, il gruppo dei discepoli giunge ad una sempre più profonda comprensione del mistero di cristo.
L’indicazione secondo la quale Gesù accompagna la folla in un luogo deserto introduce il riferimento al cammino del popolo di Dio nel deserto e al miracolo della manna e delle quaglie (Es.169.
Al v.14 Matteo presenta Gesù che si fa carico delle necessità corporali e materiali della gente: la guarigione dei malati e la moltiplicazione dei pani ne sono appunto la dimostrazione.
Ai vv.15-18 è presentata la situazione: è ormai sera, e in un luogo deserto è impossibile dar da mangiare alla folla numerosa che ha seguito Gesù. E’ importante il colloquio che avviene a questo punto tra i discepoli e il Maestro. Il miracolo è già annunciato nell’affermazione di Gesù “non occorre che vadano”(v.16). La risposta dei discepoli tradisce una comprensione di massima: hanno capito che il pane sarà procurato senza andare a farne provvista. Presenta però nel contempo la loro poca fede, poiché domandano: “Come possiamo noi con il poco di cui disponiamo, sfamare tanta folla?”. I discepoli sembrano essere realisti: il luogo è deserto e si è fatto tardi. Essi si muovono nella logica del ‘calcolo ragionevole’, che in ultima analisi vuol essere un invito ad ‘arrangiarsi’ . A quella dei discepoli, Gesù contrappone un’altra logica, quella del dono: date voi da mangiare a loro!
La folla si accampa (v.19). Matteo presenta in modo marcato il parallelo con l’istituzione dell’eucaristia: prese il pane, alzò gli occhi al cielo, pronunciò la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli.
Come nel v.18, i discepoli sono attivi nel miracolo che Gesù compie: sono loro che distribuiscono il pane alla folla.
L’indicazione relativa al fatto che tutti si saziarono e che avanzarono dodici cesta (vv.20-21), sottolinea che il dono di Gesù è sovrabbondante :” Avevano mangiato circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini”.
Di questo brano va sottolineato:
- il ruolo attivo assegnato ai discepoli;
- il miracolo che è stato reso possibile dal gesto di solidarietà e di condivisione dei discepoli;
- Gesù che si fa carico dei bisogni della gente.
Gesù ha saziato uomini che avevano fame non solo di pane, ma anche della sua Parola, del suo amore benevolo e misericordioso:infatti “vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati”.
La fame dell’uomo e, dunque, in ultima analisi, fame dell’amore di Dio, della sua misericordia: E’ questo “il nostro pane quotidiano” che Dio è sempre disposto a donarci.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani è per noi credenti un segno fortissimo, incisivo e determinante per la nostra vita: dobbiamo essere pane spezzato e donato ai fratelli.