31 Lug

XVIII Domenica Anno C

Chi non cerca la sicurezza? Per molti essa viene connessa con la ricchezza. La liturgia della Parola di oggi ci invita ad abbandonare la false sicurezze, segate soprattutto al possesso dei beni terreni, per cercare invece ‘le cose di lassù’.

E il Vangelo ci propone di riflettere sulla parabola dell’uomo ricco, che ha a disposizione molti beni.

E’ la parabola della nostra vita, messa ogni giorno a confronto con la sua provvisorietà.

Dietro l’invito di Gesù a tenersi lontani dalla ‘cupidigia’ dobbiamo leggere una istanza che percorre tutto il vangelo di Luca: perché voler accumulare ciò che il Padre dona gratuitamente?

La parabola che segue mette in scena una vicenda concreta. Un ‘uomo ricco’ che viene chiamato stolto in quanto equipara la sovrabbondanza di vita che Dio dona con l’abbondanza dei beni materiali e scambia la speranza con la soddisfazione per un buon raccolto per il quale progetta la costruzione di nuovi granai.

Gesù non vuol togliere la gioia di produrre e la soddisfazione di vedere il frutto della propria operosa fatica. Ciò che è sbagliato nel protagonista della parabola è il modo con il quale l’uomo ha deciso di possedere i propri beni, cioè di accumularli solo per sé.

In questa scena di ‘cupidigia’ tutto è falsato: la relazione con Dio, il rapporto col fratello escluso da relazioni d’amore che lo rendono rivale.

Emerge qui la vera natura dello ‘stolto’ che nella  cultura biblica si identifica con colui che vive come se Dio non ci fosse e si considera esclusivo possessore della sua vita. E il nostro ricco ha rimosso la possibilità di un imprevisto, che invece lo spiazzerà clamorosamente.

Gesù vuole orientare i suoi discepoli a vivere il rapporto con i beni in un modo più esigente e insieme più libero. Al contrario della ricchezza materiale, quella proposta da Gesù è tutta interiore.

In tutto il vangelo Egli ci insegna come si deve realizzare il nuovo e vero arricchimento donando i propri beni, indicando con essi un totale dono si se stessi.

La logica dell’avere seduce sempre più fortemente l’animo umano. La brama di ricchezza sembra non arrestasi mai, neppure di fronte alla morte, che pure sopprime tutti i diritti e toglie ogni valore alle ricchezze.

E’ il caso di richiamare quanto a tale proposito afferma la Lumen Gentium al n. 48: “Siccome poi non conosciamo né il giorno né l’ora, bisogna, come ci avvisa il Signore,  che vegliamo assiduamente, affinchè, finito l’unico corso della vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati”.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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