12 Lug

XV Domenica

“Gesù chiamò i dodici e cominciò a mandarli…”

Dal vangelo secondo Marco, Capitolo 6, versetti 7-13

L’invio dei discepoli rappresenta un momento culminante dell’attività di Gesù. Essi, dopo essere stati chiamati, lo seguono fin dall’inizio della vita pubblica (Mc.1,16-20), e ora sono mandati a due a due per continuare la sua missione.

Il discepolo diviene tale a causa della chiamata da parte del maestro, e solo dopo aver condiviso la sua vita, viene inviato a continuarne la missione.

Il nostro brano si divide in tre momenti precisi: l’invio e il conferimento dell’autorità (v.7), le indicazioni su come si deve partire per la missione e sul comportamento da tenere dove si alloggia (vv.8-11) e un breve resoconto dell’attività dei dodici (vv.12-13).

I discepoli sono inviati, secondo l’uso del giudaismo, a due a due, in modo che la loro testimonianza sia valida- il missionario non è un avventuriero isolato – , ma sopratutto efficace segno di quell’amore che viene proclamato.

Nell’amore che abita nella comunità è resa visibile la forza rinnovatrice del Vangelo.

Il potere affidato ai discepoli è accompagnato da alcune istruzioni circa le modalità dell’annuncio.

Non portate nulla per il viaggio”. L’ordine è chiaro, ma per evitare equivoci, Gesù scende nei particolari: né pane, né bisaccia, né denaro, né due tuniche, ma solo il bastone e i calzari. Tale ordine non lascia dubbi: l’annuncio viene portato nella povertà dei mezzi, in totale dipendenza dalla parola del vangelo.

I mezzi usati sono già un messaggio: come potrebbe il Vangelo, che ha come destinatari privilegiati gli ultimi, essere annunciato con opere grandiose e messaggeri ricchi e potenti? Come insiste su ciò Papa Francesco!!

Queste direttive sono in evidente contrasto con il nostro buon senso apostolico, preoccupato dei mezzi, di ciò che si è e che si ha.

Il discepolo va ovunque, ma dove viene respinto diventa testimone, nel giorno del giudizio, dell’incredulità di chi lo ha rifiutato. Lo scuotere i calzari è allora severo monito  alla responsabilità di chi ascolta.

“Il Vangelo è un’offerta che pone gli uomini davanti a una decisione” (Ernest).

C’è anche una certa urgenza per l’annuncio, per cui dove si trova opposizione, si va oltre. L’apostolo ha davanti a sé il mondo intero. E’ animato da una ‘sana inquietudine’, perché il suo è annuncio per la vita o per la morte.

Un’unica frase descrive l’esecuzione dell’incarico dato da Gesù (vv.12-13). I discepoli annunciano la conversione, scacciano i demoni e guariscono i malati: continuano in tutto l’opera del Maestro. L’evangelizzazione non può conoscere pause o ritardi.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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