XIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Dal Vangelo secondo Giovanni, Capitolo 6, versetti 41-51
In queste domeniche stiamo riflettendo sul discorso del ‘pane di vita’, ed è un andare alla ricerca e alla scoperta di Gesù.
Usando l’immagine del ‘pane di vita’, Gesù tenta di spiegare pan piano ai giudei chi egli realmente è: “Solo colui che viene da Dio ha visto il Padre”(v.46), poichè loro inciampano inevitabilmente sulla sua natura umana.
Il brano che la liturgia oggi ci propone si apre con la mormorazione dei giudei nei confronti di Gesù, e in particolare dinnanzi all’affermazione che egli è il ‘pane disceso dal cielo’ (v.41).
Questa mormorazione ci porta alla generazione del deserto (è lo stesso verbo che i LXX utilizzano per descrivere l’atteggiamento di sfiducia nei confronti di Mosè ed Aronne), sempre incredula di fronte all’azione di Dio. Nel nostro caso non si vuole accettare la provenienza celeste di Gesù, la sua origine divina.
La mormorazione è un grave vizio purtroppo ben conosciuto nella chiesa (quante volte ce ne mette in guardia Papa Francesco!): è un vizio che guasta i rapporti fraterni seminando diffidenza e sospetto. Nel nostro testo è l’atteggiamento di chi rifiuta di credere, che resiste alla fede. Il mormoratore può correggersi solo pregando per gli altri, pensandoli davanti a Dio.
La rivelazione di Gesù è l’unica in grado di colmare la distanza che separa l’uomo da Dio, creando le condizioni perché la creatura possa davvero ascoltare il Padre e venire al Figlio (v.45).
L’autorevolezza di Gesù si fonda proprio sull’intima unione che lo lega al Padre, e la novità assoluta di cui è portatore si trova ben 3 volte nel nostro brano:”Io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (v.44); “Chi crede ha la vita eterna” (v.47); “Questo è il pane disceso dal cielo, perché chi ne mangia non muoia” (v.50). Egli ci rivela così che il nostro ‘bisogno’ è Dio. Infatti Cristo è per noi pane e bevanda di vita vera che dura in eterno, e ciò ci immette nel circuito stesso di Dio: è Lui steso che si dona a noi per farci come lui. “Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo” (v.51). Ma l’incarnazione fa scandalo, perché ancora una volta Dio si nasconde nel quotidiano, nel normale, nella carne, nel pane…un segno ‘troppo’ modesto!
La risposta che si deve dare alla rivelazione di Gesù come pane di vita è prima di tutto la fede (v.47), o il ‘venire a lui’, che è sinonimo di fede (v.44.45). Ci è chiesto dunque di aderire ad una persona che si presenta come nutrimento!