07 Ago

XIX Domenica anno C

Il vangelo di oggi ci pone di fronte ad una scelta di campo: se nella nostra vita mettiamo Dio al primo posto, tutto il resto diventa semplice mezzo e non il fine.

Le parabole con le quali Gesù invita alla fiducia nel Padre che dona il Regno al suo piccolo gregge, devono far nascere nei discepoli l’umile coscienza di essere al servizio, vigilanti nell’attesa del padrone che sta per arrivare.

Gesù invita i suoi a perseverare nella speranza e, nell’incertezza dell’ora, a rimanere in tenuta da lavoro, cioè ad attendere in un atteggiamento di vigilanza attiva.

Nella prima parabola Gesù presenta un proprietario che, tornando a notte fonda, trova i servi attenti e vigilanti, con ‘le vesti strette’ e ‘le lampade accese’ (chiara allusione al rito di pasqua di Es. 12).

Il Signore premierà i suoi sevi offrendo loro un banchetto  nel quale passerà personalmente a servirli.

Anche a noi, se sappiamo vivere bene e fedelmente il nostro ‘servizio a Dio’ nei fratelli e nella storia, con impegno e attenzione, toccherà quanto è accaduto ai discepoli: ci farà mettere a tavola e passerà a servirci, cioè: ci ammetterà a vivere un reciproco scambio di amore con Lui.

La seconda parabola presenta un altro aspetto della venuta del signore:  la sua imprevedibilità.

Gesù mette in scena n ladro che irrompe in una casa nella notte. Il protagonista della parabola stavolta è lo stesso padrone di casa il quale ‘non sa’ quando il ladro\ Signore verrà.

Tenere oscura l’ora dell’incontro significa dichiarare che ogni ora richiede particolare vigilanza.

La terza parabola è provocata dalla domanda di Pietro che pone il problema dei destinatari della esortazione alla vigilanza, distinguendo tra un ‘noi’ e ‘tutti’.

Mentre nella prima parabola si parlava di ‘servi’ qui si parla della persona che ‘è posta a capo’: è chiaro il riferimento a quanti hanno responsabilità nella Chiesa, la ‘casa’ della comunità dei discepoli.

Ma nessun amministratore è esente dal rischio di infedeltà, specie quando il padrone tarda ad arrivare. Situazione che, invece di portare ad una rinnovata vigilanza, può far smarrire il senso dell’attesa.

Il nostro testo presenta un giudizio molto esigente da parte di Dio: la benevolenza divina pretende molto, poiché ha un’immagine molto alta dell’essere amato e per questo desidera non essere delusa.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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