03 Lug

XIV Domenica anno C

La missione dei 72 discepoli di cui il vangelo di oggi ci parla offre un’immagine della comunità cristiana missionaria. Ed è il compito che tutti noi riceviamo col battesimo.

Il nostro testo può essere considerato un piccolo compendio che illustra l’origine e la finalità della missione e definisce la responsabilità degli inviati e dei destinatari.

Il numero di 72 allude al numero delle nazioni pagane secondo quanto riportato al Capitolo 10 della Genesi, mentre l’espressione ‘in ogni città e in ogni luogo’ indica che i confini della missione sono universali, ampi quanto le misure di Dio.

La missione non è frutto di decisioni umane. E’ il Padre il primo responsabile, a lui per primo sta a cuore la salvezza degli  uomini, è lui a suscitare gli annunciatori del Regno. Per questo Gesù esige dal missionario una grande fiducia nel ‘Signore della messa’: un atteggiamento che libera da ogni presunzione e angoscia.

Gesù chieda al missionario di portare la buona notizia che Dio è vicino come padre e pastore e si prende cura della vita di ciascuno dei suoi figli. Se il Padre è responsabile dell’impresa non ha senso ha caricarsi di pesi che rischiano di schiacciare l’azione missionaria, di soffocare la voce dello Spirito.

I missionari, accompagnandosi ‘ a due a due’ testimoniano una concordia fraterna, e là dove vengono accolti creano comunione.

L’immagine degli agnelli che devono affrontare i lupi fa pensare all’esperienza dei missionarie e a quella dei primi cristiani nell’ambiente giudaico.

Quando i discepoli saranno costretti ad allontanarsi dai luoghi dove l’annuncio non è accolto, la loro partenza avrà il carattere di un giudizio del quale chi ha opposto il rifiuto si rende responsabile. Ma il missionario non cesserà di annunciare a tutti, anche a chi rifiuta, il ‘sì’ di Dio all’uomo: “Sappiate però che il regno di Dio è vicino”.

Inviando i suoi Gesù mette sulla loro bocca questo saluto: “Pace a questa casa!”. Nella tradizione biblica questa pace è pienezza di vita e di felicità, è il segno distintivo del regno messianico.

Che ‘i vostri nomi sono scritti nei cieli’ (v.20) vuol dire che ciascuno di noi è stato pensato, voluto e amato fin dall’eternità, vuol dire che Qualcuno ‘ci ha disegnato sul palmo delle sue mani’ (cfr.Is. 49,16).

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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