XIV Domenica Anno B
“ Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria ?…..”
Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 6, versetti 1-6
Il brano evangelico che la liturgia ci propone oggi acquista un valore quasi di bilancio, e crea un forte contrasto con la sezione precedente (cap.4-5), in cui Gesù ha compiuto miracoli , ed estranei e lontani hanno dimostrato una fede grande.
Ora nella sua patria, tra i suoi, non potrà compiere miracoli, se non qualche guarigione, proprio a motivo della loro incredulità.
L’incontro di Gesù con i suoi compaesani avviene al termine di un’intensa attività apostolica in Galilea. Gesù si è infatti progressivamente manifestato e, sia nel suo insegnamento che nei suoi miracoli, la folla che lo ascoltava ha potuto sperimentare la novità assoluta delle sue parole e dei suoi miracoli.
La sua attività ha suscitato speranze e interrogativi, ma , sin dall’inizio è stata accompagnata anche da incredulità e ostilità. Prima i farisei e gli erodiani complottano contro di lui, poi i suoi parenti manifestano dubbi sulla sua sanità mentale, ora (v.3) sono i suoi concittadini a dimostrare diffidenza e incredulità: c’è insomma una cecità e una chiusura che non risparmiano nessuno.
Gesù, nel suo viaggio verso Gerusalemme è sempre più solo, incompreso anche da coloro che meglio avrebbero dovuto capirlo.
“Che sapienza è mai questa?” (v.2). Gesù come al solito entra nella sinagoga in giorno di sabato, e lì insegna, suscitando stupore e meraviglia.
L’uomo, nel momento in cui incontra Gesù, non può non avvertire che in Lui vi è qualcosa di inspiegabile, di affascinante. I suoi compaesani riconoscono la sapienza delle sue parole: a Nazaret conoscono il suo insegnamento autorevole, i suoi miracoli. Le persone ne sono scosse, ma il loro giudizio su di Lui resta per un attimo sospeso. E’ sempre così: agli uomini sono offerti dei segni che rimandano alla loro libera decisione, i segni possono scavalcare una scelta che deve rimanere assolutamente consapevole e libera.
Il vangelo di oggi apre una finestra sulla disillusione che Gesù deve aver provato verso l’ambiente in cui è cresciuto: la conoscenza ‘umana’ diventa chiusura nei suoi confronti. Per incontrare Gesù o lasciarsi incontrare occorre il salto della fede.
Lo stupore è sempre all’inizio della fede, ma non basta se non conduce a un’adesione personale e sincera. I suoi concittadini sono incapaci di superare lo scandalo della umanità di Gesù: conoscono sua madre, la sua professione di carpentiere, i suoi ‘fratelli’. Insomma: è uno di loro, perciò “si scandalizzavano di lui” (v.3), e questo è il verbo tipico per indicare il naufragio della fede. La pretesa di conoscerLo ha la meglio sullo stupore iniziale, e blocca il cammino di fede.
Citando il proverbio: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria” (v.4), Gesù si mette nella linea dei profeti rifiutati e inascoltati dell’A.T.
L’episodio sul quale abbiamo riflettuto si fa allora serio monito per chiunque creda di aver capito, o si senta arrivato. Il nostro brano si era aperto con lo stupore della gente e si chiude con la meraviglia di Gesù, circa la sua ostinazione .