12 Giu

XI Domenica Anno B

Nella prima parabola del nostro brano si contrappone la mietitura, cioè l’avvento del Regno, e l’inattività del contadino. Perché il Regno di Dio è come un seme che cresce da sé, senza che l’uomo possa farci nulla. Il Regno di Dio è come il grano che, una volta affidato alla terra, cresce da sé, e non ha importanza se il contadino dorma o vegli, poichè il Regno è opera di Dio, non dell’uomo.

Una volta posto il seme non resta che pazientare, e attendere pieni di fiducia la mietitura. Se il contadino si desse da fare nel campo non farebbe che calpestare quanto ha seminato. Ce lo ricorda il Salmo 127: “ Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a mangiare e mangiate un pane di sudore: Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”.

Sembra semplice questa parabola, ma è difficile da capire, perché afferma la priorità assoluta di Dio. E la pazienza richiesta nasce solo dalla fiducia in Lui. Il saper stare tranquilli esprime la fede assoluta nel Dio che non viene ami meno alla sua promessa. Ma la promessa di Dio è come un seme gettato nel solco della storia: è infatti il Cristo risorto che agisce in questo mondo, è lui il seme che cresce per virtù propria.

La forza segreta del seme condurrà la storia al pieno compimento del Regno di Dio. Ce lo assicurava già il profeta Isaia quando affermava: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca; non ritornerà a me senza effetto” (Is. 55, 10-11).

Anche la seconda parabola (vv.30-32)- strettamente collegata alla precedente –  parla del contrasto che contrappone la piccolezza del granello di senapa “il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra”  e la grandezza dell’albero che ne germoglia.

Qui il Regno è paragonato al grande albero finale, dove si radunano gli uccelli, simbolo appunto del Regno che radunerà la gente dispersa in un unico popolo.

In queste parabole ci viene proposto il grande insegnamento del vangelo: nel nascondimento, nell’apparente inattività vediamo il Regno di Dio che viene, come nel piccolo seme sta la certezza del grande albero che ne nascerà.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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