VIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
3 marzo 2019
Lc.6, 39-45
“ Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel suo occhio?”
I versetti precedenti del Vangelo di Luca, dal 27 al 38, riferiscono la legge di carità del Cristo Re, che egli ha poi completato nel Comandamento Nuovo:
La carità comprende anche il compito delicato di rimproverare e correggere chi pecca. Soltanto il Cristo dà indicazioni precise riguardo al peccato, senza peraltro giudicare le persone. Gesù Cristo, luce del mondo, ci illumina riguardo a ciò che è giusto e a ciò che è peccato, scandalo. Questo nemmeno si vede, senza di lui. Non lo si vedeva al tempo di Gesù e non lo si vede oggi. Non lo vede facilmente chi non crede in lui. Chi invece ascolta le sue parole e prova a fare ciò che egli dice riconosce facilmente che cos’è la trave.
Tra l’altro, chi commette peccati si pone in una situazione di libertà limitata, poiché non è in armonia con tutta la realtà.
Gesù chiede di correggere, ma innanzitutto di vigilare per prevenire, poi di perdonare. E perdonare non equivale a essere passivi e superficiali verso chi «pecca contro di noi». Se occorre correggere, se occorre vigilare, ognuno però deve prima controllare sé stesso.
Come vigilare? Con lo stile della carità e della verità. Non pensiamo di essere superiori agli altri. Individuiamo prima la trave nel nostro occhio e poi la pagliuzza in quello del fratello.
A questo passo di Luca segue la parabola delle due case.
Con lui come Re, non devo chiedermi: “Che cosa è lecito fare e che cosa non è lecito?”.
Invece mi chiedo: “Che cosa posso fare adesso, ascoltando le sue parole, contemplando le sue azioni, partecipando ai Sacramenti?”.
In altre parole, non serve ragionare molto sul da farsi, perché è il Cristo in persona che mi suggerisce che cosa fare, lasciandomi la maggior libertà possibile per me creatura. E mi aggiunge la sua libertà divina, a completare la mia.
La civiltà, che il Cristo ha portato, era nuova in quel tempo, ma è nuova pure oggi, visto che molti, anche credenti, hanno dimenticato la vera portata delle parole e delle azioni storiche del Cristo, perciò c’è il rischio di ridurre la vita di fede (ma anche la vita sociale e politica) a bei discorsi, quasi che, pronunciate le parole giuste su Dio si fosse esentati dal metterle in pratica.