VII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
22 febbraio 2020
VII DOMENICA A
Mt. 5, 38-48
Oggi ci troviamo di fronte alle ultime due antitesi presenti in Matteo 5, 21- 48. Il riferimento all’Antico Testamento è alla cosiddetta ‘legge del taglione’, che già era un argine alla violenza indiscriminata e smisurata. Sono parole che ci sembrano quasi impossibili da attuare.
Gesù propone di praticare una ‘non violenza’ attiva, infatti la via che egli indica a chi subisce un’offesa è il rifiuto di una ‘contrapposizione’ basata sulla vendetta. Egli suggerisce atteggiamenti che permettano di uscire in modo attivo e propositivo, dalla spirale della ritorsione: solo così l’avversario potrà essere recuperato.
L’ultima antitesi è il vertice di tutta questa sezione 8v,44): l’amore per i nemici. Per praticare una giustizia ‘superiore’ a quella attuata da scribi e farisei (v.20) bisogna estendere l’amore del prossimo anche ai nemici.
Gesù chiede a chi crede di ‘non opporre resistenza al malvagio’, completando questa dimensione negativa col comando positivo di ‘amare il nemico’ (v,40).
La prima risposta atta a costruire relazioni nuove con chi è ostile è la preghiera. Ma ad essa vanno accompagnati gesti che rispecchino la relazione filiale con il Padre e che permettano di far sperimentare ai fratelli il volto paterno di Dio.
Vivere il perdono, vivere l’amore per il nemico vuol dire essere immersi nell’amore di Dio: questa immersione rigenera chi crede e fa crescere nella ‘filialità: si diventa ‘figli nel Figlio.
Il perdono e l’amore è il testamento che Gesù ha scritto sulla croce. Esso è un dono che anche noi dobbiamo chiedere al Padre che ci guarisce con il suo perdono, egli che “fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”.