19 Feb

VII DOMENICA A

Mt.5,38-48

Siamo al capitolo 5° nel quale inizia il primo dei cinque discorsi di Gesù, il discorso sulla giustizia del regno e le condizioni per entrarvi. Il contesto immediato è quello delle Beatitudini. Gesù ci rivela la volontà del Padre, è maestro di vita per noi, con autorevolezza ci mostra il cammino di Dio da percorrere con fedeltà. È come dire che Gesù è la “porta” per entrare nel regno dei cieli. D’ora in avanti la Legge, l’insegnamento dei profeti, la giustizia acquistano la loro efficacia salvifica a partire dal legame con la persona di Gesù. Egli è dunque il compimento delle promesse, la rivelazione definitiva della volontà del Padre.

Il capitolo si chiude con i versetti in cui Matteo offre un’esemplificazione del superamento della Legge antica e della nuova obbedienza al volere di Dio.

I versetti di oggi hanno tutti a che fare con il tema dell’amore ai nemici. Probabilmente la chiesa di Matteo era sotto la pressione di dure persecuzioni. In tale contesto la parola di Gesù risuona come esortazione a non rispondere con il metro della violenza e a pregare per i persecutori.

Matteo ci offre l’opportunità di valutare la qualità del nostro amore, la solidità del nostro cuore. Una pagina esigente, comprensibile e vivibile solo alla luce delle beatitudini. Si tratta di superare la giustizia degli scribi e dei farisei, di uscire dalla logica di un’osservanza formale della Legge di Dio per entrare nel suo cuore e guardare l’altro con i suoi occhi.

  1. 38-42 Gesù vuole liberarci dalla “preoccupazione” della risposta al male che ci viene fatto; vuole renderci liberi davanti alle offese ricevute, ai torti subiti, alle violenze che ci colpiscono quotidianamente.

Si tratta di superare, in ragione dell’amore alla misura di Gesù, l’inclinazione naturale ad esigere il rispetto assoluto dei propri diritti. Si tratta di spezzare il circolo vizioso della violenza e del male attraverso il bene. Si tratta di un modo pratico e radicalissimo per vivere la beatitudine dei miti (Mt 5, 5).

E Gesù offre suggerimenti molto pratici per superare la logica della legge del taglione: porgi l’altra guancia (non opporre resistenza), liberati dei tuoi beni (dall’attaccamento ai tuoi beni, vv. 40.42), sii disponibile a quanto ti chiede tuo fratello (sii generoso). Scrive San Paolo: Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm.12,17-21).

  1. 43-48 Si tratta anche qui di spiazzare i persecutori opponendo il bene al male. Questo bene è un amore concreto per i nemici. In particolare questo amore diventa preghiera per loro. Una richiesta che ci spiazza, perché pregare sul serio significa domandare che si compia il bene di Dio (benedizione) anche per loro!

Si tratta di essere perfetti. E l’unica perfezione che conta agli occhi di Dio è quella dell’amore. In cosa consiste questa perfezione? Nell’amare tutti, anche i nemici, come ha fatto Gesù sulla croce: donando la vita anche per i suoi persecutori. E, sempre come ha fatto lui, non aspettandoci nulla in cambio.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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