25 Mag

VI Domenica di Pasqua – Anno C

26 maggio 2019

Vangelo di S.Giovanni, capitolo 14, versetti 23-29

“ Vi lascio la pace, vi do la mia pace . Non come la dà il mondo, io la do a voi”

In questo brano del Vangelo di Giovanni Gesù annuncia il suo commiato, riassume il senso della sua missione e prepara i discepoli all’impegno che li attende. Egli, in questo discorso –testamento apre il suo cuore ai discepoli e rivela fino a che punto il Padre vuole entrare, attraverso di Lui, in intimità con noi (versetti 23-24). Ciò avviene attraverso l’ascolto, e quindi l’obbedienza alla Sua Parola. La Paola è del Padre come il Figlio è del padre, così chi la ascolta accoglie il Figlio e il Padre con lo Spirito Santo, che è colui che cambia i cuori e rende docili alla Parola di Dio.
Proprio perché siamo nel tempo di pasqua, caratterizzato dal dono dello Spirito e quindi dalla comunione con Dio, è bene che ci soffermiamo a riflettere sul verbo “ricordare”.Questo verbo è caratteristico del Vangelo di Giovanni, ma attraversa tutta la Scrittura fino a giungere , nella pienezza dei tempi, cioè con la venuta di Gesù, ad assumere tutto il suo significato. I Profeti e i libri Sapienziali – i più vicini al Nuovo Testamento- preparano all’inaudita meraviglia dell’”attendarsi” di Dio in mezzo al suo Popolo, e l’evangelista Giovanni parla spessissimo della necessità per i credenti di rimanere in Gesù, e dunque in Dio, fino alla tematica di questa Sesta Domenica, e al dono dello Spirito Santo. Al versetto 26 Gesù prometto un Consolatore che sarà Maestro e farà memoria di tutto quanto Gesù ha detto e fatto: lo Spirito attualizzerà la salvezza, che è Gesù, per tutti gli uomini in tutti i tempi. Il nostro celebrare è sempre un ‘fare memoria’, un “memoriale”, cioè un ricordare dinnanzi al Signore perché Egli “si ricordi” qui- ora- per noi, e renda presente la sua azione salvifica, della quale facciamo memoria. Quando nella Messa diciamo che celebriamo “il Memoriale della Pasqua del Signore”, vuol dire che tutta la forza trasformante della Pasqua è qui presente per noi, accessibile perché ci lasciamo da essa toccare e salvare. Questo è il ‘ricordare’ liturgico!
Un altro aspetto del “ricordare” di cui ci è maestro lo Spirito, è il crescere nella comprensione della Parola di Dio. Questo accade a chi legge e rilegge la Parola, la “rumina” (come dicono i Padre della Chiesa), e ne è così orientato, giudicato, consolato, guarito, corretto:
A questo punto del suo discorso (siamo al versetto 27), dopo aver parlato dello Spirito Santo, Gesù dona ai discepoli la “sua pace”. Il mondo augura la pace, Gesù la dona, cioè la comunica realmente. Gesù non dona una pace qualsiasi, ma la ‘sua’. Quale? Già nell’Antico Testamento la pace è qualcosa di più che la sicurezza, la tranquillità, l’assenza di guerra; essa è pienezza di vita, è vittoria, è gioia; suppone una tensione e un dinamismo, e la si incontra al di là delle difficoltà superate (cfr. Isaia, Cap.66, versetti 11-14).
Con piena fedeltà all’A.T. Gesù assicura e dona la pace realizzando la massima presenza di Dio nel mondo, tra gli uomini, nel loro cuore: il cuore dei credenti non si deve turbare, non deve essere sopraffatto dall’angoscia per la prossima partenza del Maestro, perché Egli tornerà da loro.
Infine, al versetto 29 Gesù informa gli amici in anticipo della sua partenza, per favorire la loro fede, quando questo evento si realizzerà. Lo vedremo la prossima domenica, con la festa dell’Ascensione.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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