15 Feb

VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

16 febbraio 2020

Dal Vangelo secondo Matteo 5, 17-37

Il nostro brano presenta le prime quattro antitesi (le altre le vedremo la prossima domenica).

I primi tre versetti (vv. 17-20) sono una premessa fondamentale in quanto presentano la posizione di Gesù riguardo alla legge mosaica. Gesù ha stima e venerazione nei confronti della legge mosaica, in quanto esprime la volontà di Dio (vv. 18-19), ma contemporaneamente assume nei suoi confronti un nuovo atteggiamento: si presenta come colui che la porta a compimento,  che la fa cioè corrispondere in modo più pieno alla volontà di Dio. Gesù afferma dunque di essere colui che realizza le antiche promesse e il portato ere ultimo e definitivo della parola di Dio.

Il blocco delle antitesi è racchiuso tra una introduzione (v,20), che suggerisce un diverso comportamento rispetto a quello adottato dai giudei, e una conclusione (v.48) che indica la meta verso la quale il credente è incamminato.

Gesù chiede ai suoi discepoli una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei (v. 20). Egli non pensa alla superiorità ‘quantitativa’, ma ad una superiorità ‘qualitativa’: chiede di dare un nuovo orientamento alla vita.

I versetti 23-24 sono molto importanti perché ci dicono che, rispetto al rito, ha ben più importanza la relazione col fratello. Ci dicono infatti che il rito può essere interrotto per riconciliarsi col fratello: le relazioni umane sono il luogo del vero culto a Dio, e sono essenziali per celebrare in modo autentico l’Eucaristia, se non si riesce a far pace col fratello è meglio non parteciparvi, perché smentiremmo con la vita ciò che stiamo celebrando nel rito.

Leggiamo nella Didachè: “Chi è in lite con il suo amico, non si riunisca con voi finché non si siano riconciliati, in modo che non sia profanato il vostro sacrificio”.

Le antitesi presenti nel brano evangelico che oggi la liturgia ci fa meditare contrappongono ad una formulazione della legge una nuova interpretazione di essa da parte di Gesù.

Il confronto: avete inteso che fu detto… Ma io vi dico e ripetuto per ben sei volte.

La formula “io vi dico” mette in luce tutta l’autorità dell’insegnamento di Gesù. Egli non invoca appoggi esterni alle sue affermazioni, come invece facevano i rabbini del suo tempo.

Ciò che Gesù dice ha valore proprio perché è lui a dirlo.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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