VI Domenica anno C
Il vangelo delle beatitudini va collocato nel contesto dell’annuncio del regno di Dio.
Le beatitudini, nella versione lucana, sono molto più brevi rispetto al passo parallelo di Matteo, ma sono completate da una serie di ‘guai’ in parallelismo antitetico, assenti nella versione matteana.
La contrapposizione ha lo scopo di presentare l’argomento con una chiarezza inequivocabile, ma anche di suscitare una decisione senza tentennamenti e lentezze.
L’annotazione secondo la quale Gesù è “disceso con i Dodici” (v.17) è da mettere in relazione con la sua permanenza in preghiera nella notte sul monte, ed è evidente che Luca vuole creare un parallelo con la figura di Mosè che, dopo una lunga sosta sul Sinai, è disceso per portare al popolo la rivelazione di Javhe. Questo parallelismo spiega anche il “luogo pianeggiante” che evoca il raduno dell’antico Israele ai piedi del monte Sinai.
Gesù si rivolge ai Dodici, a “una gran folla di suoi discepoli” e a “una gran moltitudine di gente”.
‘Beati’ e ‘guai’ sono disposti in una successione rigorosa: poveri\ricchi, affamati\sazi, afflitti\ilari, perseguitati\acclamati.. Nella proclamazione delle beatitudini e dei guai l’attenzione di Luca è polarizzata attorno alle situazioni concrete. L’autore del terzo vangelo – chiamato non a caso l’evangelista dei poveri – mette sulla bocca di Gesù la descrizione di un presente umanamente penalizzato dalla povertà. A tale situazione fa da contrasto un futuro affidato a Dio, che rovescerà ruoli.
L’omissione del termine ‘in spirito’ ( che si trova in Matteo) accanto al ‘beati voi poveri’, induce a considerare la condizione della povertà nella sua manifestazione più drammatica e radicale: la mancanza di mezzi per una vita dignitosa. San Luca, forse per essere ancora più esplicito sulla povertà materiale, ci riporta anche i ‘guai’ abbinati alla ricchezza. La radicalità evangelica, che spesso siamo tentati di addolcire, ci mette in guardia nei confronti della ricchezza.
Sono cariche di forza le parole di Geremia che ci fa ascoltare la prima lettura: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore” (Ger. 17,5).
Luca non fa una esaltazione della povertà, del pianto e della persecuzione in quanto tali. Il motivo della beatitudine è dato dalla promessa a chi è ora nel disagio, dei beni escatologici della salvezza. E’ la vicinanza del regno di Dio a provocare la liberazione da ogni sofferenza e l’ingresso in una pienezza di vita.