12 Feb

VI DOMENICA A

Mt.5,17-37

In questa domenica, continua l’invito di Gesù alla conversione grazie alla pagina odierna nella quale vi sono vari spunti su come il cristiano deve avere uno spirito giusto per entrare nel regno dei cieli.
Il Gesù di Matteo attualizza la Legge per renderne possibile la sua applicazione, e perché questa non rimanga lettera morta. Gesù, come vedremo subito, va al cuore della Legge, cogliendone gli elementi fondamentali che potrebbero sfuggire a chi la volesse osservare nella sua integrità.

Gesù, bisogna ripeterlo, non abolisce la Torà, ma propone una giustizia più radicale di quella di scribi e farisei (5,17-20). Gesù è venuto a confermare la Legge, nel senso che ne rivela il significato pieno che corrisponde all’intenzione del “legislatore” (Dio stesso), conformemente a quanto ci si aspettava dal Messia. Ma questo non esclude che Gesù confermi la Legge in quanto la osserva pienamente, rinnovandola e trasfigurandola: «Gesù, il Messia d’Israele, il più grande quindi nel regno dei cieli, aveva il dovere di osservare la Legge, praticandola nella sua integrità fin nei minimi precetti, secondo le sue stesse parole. Ed è anche il solo che l’abbia potuto fare perfettamente» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 578). La Legge viene riportata da Gesù alla sua finalità originaria, e gli esempi sui quali si esercita il Messia vogliono proprio mostrarne la possibilità.

Gesù non contesta la Legge in sé. Ecco il significato dei vv. da 18 a 20 che si chiudono con l’indicazione su come i discepoli di Gesù dovranno interpretare la Torà, seguendo l’esempio del maestro: con una prassi che supera quella dei farisei e degli scribi, per trovare e attuare il senso profondo della Parola di Dio.

section-icon

"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

Invia la tua Testimonianza