26 Mar

V DOMENICA DI QUARESIMA A

Gv.11,1-45

Dopo aver ricevuto notizia della morte di Lazzaro e aver deciso di aspettare due giorni prima di dirigersi a Betania, Gesù, quattro giorni dopo che l’amico era deceduto, arriva da Marta e Maria.

È Marta la prima a parlare con lui, poi – avvisata dalla sorella – va anche Maria. Entrambe esordiscono con la stessa frase, anche se l’andamento del dialogo è diverso per ciascuna.

In particolare, parlando con Maria, ad un certo punto Gesù chiede: «Dove lo avete posto?» e Maria risponde: «Signore, vieni e vedi».

Questo “vieni e vedi”, per chi ha un po’ di dimestichezza col vangelo di Giovanni, non è un’espressione nuova. Sia al singolare che al plurale (“Venite e vedete”) era già stata usata in diverse occasioni.

La prima e più famosa, in Gv.1,39, quando due discepoli di Giovanni Battista, avendogli sentito dire, indicando proprio Gesù, «Ecco l’agnello di Dio!», avevano seguito quel Rabbi, sentendosi domandare «Che cercate?». Avendogli a loro volta chiesto «Maestro, dove dimori?», avevano avuto in risposta proprio «Venite e vedete».

«Vieni e vedi» è anche quanto il giorno seguente Filippo aveva detto a Natanaele, che all’annuncio «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret», aveva risposto: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». E Filippo gli aveva detto «Vieni e vedi».

Anche la samaritana, di cui abbiamo letto due settimane fa, dopo l’incontro con Gesù, va dai suoi compaesani e dice: «Venite e vedete».

In tutto il vangelo è dunque Gesù quello da cui andare, quello da vedere. L’evangelista vuole che guardiamo a lui e che in lui scorgiamo il volto del Padre.

Nel testo di oggi invece è Gesù che deve andare e vedere.

Deve andare e vedere Lazzaro, l’amico morto, la sua tomba.

Nel vangelo Gesù prende per mano l’uomo e lo porta a vedere Dio. L’uomo prende per mano Gesù e lo porta a vedere la morte. Lo strazio. Quello che si fa vedere solo ai più intimi, a volte a nessuno.

E Gesù è delicatissimo, si commuove profondamente, scoppia in pianto.

Questa è la vita di chi lo incontra: farsi prendere per mano e lasciarsi portare a vedere Dio. Prenderlo per mano e portarlo a vedere il nostro dolore.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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