13 Mag

V Domenica di Pasqua anno C

Oggi Gesù ci affida il comandamento nuovo: amare i fratelli. Il suo amore rende possibile il nostro.

Non solo Gesù ci è modello di amore, ma il suo amore per noi rende possibile il nostro impegno per una comunità fraterna.

I pochi versetti del Vangelo di oggi si collocano in una posizione di passaggio dalla sezione della lavanda dei piedi e dell’annuncio del tradimento di Giuda (13, 1-32) alla sezione che contiene il primo dei discorsi di addio di Gesù (13, 33-14,3).

Gesù sta pronunciando il suo discorso di addio e affida agli Apostoli il suo testamento spirituale.

La signoria di Cristo glorificato è la potenza  dell’amore che non modifica le azioni umane ma assume in sé tutta la libertà dell’uomo e tutte le terribili conseguenze del peccato, trasformando lo stesso atto libero e malvagio dell’uomo nella sua offerta d’amore salvifico.

  1. 34-35: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”: non solo Gesù è modello da imitare, ma è lui stesso, il suo stesso amore, a rendere possibile il nostro amore vicendevole.

E’ l’offerta d’amore del Signore che, se accolta nella libertà, ‘sacramento della comunione’ produce gli effetti dell’amore vicendevole e della comunione ecclesiale. Questo è il nuovo comando che Gesù dà a noi e che prolunga la sua presenza nella storia. Allora la Chiesa è veramente ‘sacramento della comunione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano’ nella misura in cui ogni cristiano accoglie in sé l’amore di Cristo, proprio dentro il suo peccato e la sua infedeltà.

Nella versione di Giovanni il tradimento di Giuda può così essere letto non solo in una prospettiva quaresimale, ma in una prospettiva già pienamente pasquale. Questo atto inaugura l’ ‘ora’ di Cristo che attraversa la storia e la porta verso gli ultimi tempi.

Il nostro vivere insieme, come comunità di credenti, deve diventare un convivere nell’amore anche se spesso può risultare difficile, poco producente e gratificante. Ma dobbiamo insistere, perseverare, perché solo nel terreno buono dell’amore la Parola seminata può produrre frutti insperati.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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