06 Mar

III Domenica di Quaresima anno B

“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”

 Dal vangelo secondo Giovanni, Capitolo 2, versetti 13-25

L’episodio della purificazione del tempio, che è anche annunzio della sua sostituzione (v.19), è narrato nello stile semplice e sintetico di Giovanni. L’episodio richiama la profezia di Malachia: “Ecco io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me ed entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate”   (3,1).

Gesù, dopo che è stato rivelato dal Battista e si è rivelato lui stesso a Cana come Messia, ora, come tale, va a prendere possesso del tempio.

Dal tempio-edificio si passa alla persona di Gesù, dalle vittime animali che sostituiscono l’offerta della propria vita all’offerta diretta di sé.: nell’evento pasquale Cristo sarà vittima e offerente. Gesù Messia si presenta come figlio che purifica la casa del Padre suo, e ne prende possesso, volendo salvaguardarla dalla profanazione del commercio. Ma questo rinnovamento è preludio di un cambiamento molto più radicale, che Gesù esprime nella disputa dei versetti 18-20. I suoi interlocutori sono i tipici nemici di Gesù nel vangelo, i giudei, i quali Gli domandano di mostrare loro un ‘segno’ (v.18), che comprovi la sua autorità messianica.

La domanda di un ‘segno’ in realtà è orientata al ‘segno’ supremo, che Gesù rivela subito nella sua risposta: la Risurrezione. “Distruggete questo tempio, e in tre gironi lo farò risorgere” (v.19). Gesù, con queste parole, non promette di distruggere il tempio, ma comanda con stile profetico (Am.4,4; Is.8,9) ed ironico di distruggerlo per sostituirlo con uno nuovo, ricostruito miracolosamente in tre giorni. Marco, nel capitolo 14,58 aggiunge una precisazione :”Io distruggerò questo tempio, fatto da mani di uomo, e ne ricostruirò un altro entro tre giorni, non edificato con mani di uomo”, alludendo alla risurrezione.

L’accento è qui posto non sulla distruzione, ma sulla riedificazione del nuovo tempio escatologico.  Gesù risorto è il nuovo tempio che si sostituisce all’antico, e la risurrezione è l’evento escatologico atteso.

Non solo Gesù fece dei ‘segni’ (miracoli), che rivelavano la sua persona, ma egli stesso era un segno da interpretare: i suoi gesti, le sue parole erano dei segni, dietro ai quali stava nascosta una realtà profonda, che si rivelerà pienamente solo con la risurrezione.

Solo allora gli Apostoli capiranno  quale realtà celavano i Suoi gesti e le sue parole.

La morte di Gesù sarà la conseguenza del suo zelo per la casa del Padre, che egli vuole restaurare perché sia centro di un nuovo culto in spirito e verità.

E’ la risurrezione che fa rinascere la fede assopita, una fede che ha la forza di rompere tutte le barriere, in modo che si realizzi il sogno dei profeti, che la nuova casa del Signore sia “casa di preghiera per tutti i popoli” (Is.56,7).

Morte e risurrezione in Giovanni vanno viste sempre inseparabilmente unite. Il segno del tempio, in cui l’evangelista unisce insieme il fatto che preannuncia la morte (v.17) e la disputa seguente, che preannuncia la sua risurrezione (v.19), diventa un vero segno che rivela la persona di Gesù: Profeta, che rinnova in modo assolutamente nuovo la polemica dei profeti contro il tempio, Messia che preannuncia il nuovo tempio dell’èra escatologica, Figlio di Dio che sarà bruciato dallo zelo per la casa del Padre.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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