01 Mag

III Domenica di Pasqua Anno C

Dal Vangelo secondo Giovanni: capitolo 21, versetti 1-19

La familiare “liturgia” sulle rive dal lago, il mandato di Pietro ci permettono di ‘riannodare’ i temi di questa domenica: il compito dei discepoli è quello di evangelizzare, espresso con due immagini equivalenti: quella della pesca e quella del pascolo. E’ un lavoro non facile; la condizione perché sia fruttuoso è la presenza di Gesù stesso, sostegno e orientamento della missione, e la risposta al Suo amore. L’incontro con Pietro permette a Giovanni di “riabilitarlo”: egli riceve solennemente il mandato di pastore del gregge di Dio.

Il nostro brano si articola in 3 scene: I^ – l’apparizione di Gesù (versetti dall ‘1 all’8); II^ – la colazione sulla riva del lago (versetti dal 9 al 14); III^ – il dialogo con Pietro (versetti dal 15 al 19).

Nella scena iniziale siamo di fronte a 7 discepoli; tra essi si staglia la figura di Simon Pietro, che prende l’iniziativa autonoma di andare a pescare, cui si associano gli altri. La pesca nella notte è senza successo.

Il simbolismo, caratteristico del vangelo di Giovanni, è qui il seguente: si tratta di una evangelizzazione (la pesca), in un ambiente pagano ( la Galilea) che la comunità (la barca) compie in assenza di Gesù ( è notte): senza di Lui i discepoli “ non possono fare nulla” (come dice ancora il Vangelo di Giovanni, al cap.12, versetti 5 e 8).

Il Risorto si fa presente al mattino. Curvi sulla loro sterile fatica i discepoli non Lo riconoscono. Egli si fa presente con la sua Parola: una parola tenera e intima (li chiama ‘figliuoli’, che si può tradurre anche con ‘ragazzi’). Pescatori esperti , i discepoli avrebbero tutte le ragioni umane di dubitare di uno sconosciuto che pretende di insegnare loro il mestiere; eppure gettano le reti sulla sua parola, e ‘trovano’ perché si fidano.  La rete che non si strappa (v.11) simboleggia la stessa realtà della tunica di Cristo che sul Golgota non venne strappata. Nel caso della rete però è reso con ancora maggiore trasparenza il significato universale della chiesa una e indivisa, perché essa raccoglie nel suo seno 153 grossi pesci, cioè tutti i popoli, di qualsiasi razza e colore.

Ancora una volta ritroviamo insieme (come la domenica di pasqua) il discepolo amato e Pietro: il primo riconosce subito il Signore, proprio perché è il discepolo più amato e più amante. E’ solo l’amore infatti che ci dà occhi per riconoscerlo in ogni evento, persona, luogo. Giovanni lo comunica a Pietro e per la prima volta in tutto il vangelo Pietro capisce. Ha fretta (v.4) e compie il passo decisivo: si fida. Compie lo stesso Gesto di Gesù nell’Ultima Cena       (si cinge i fianchi) e si getta in acqua: gioca totalmente se stesso, riscattando il suo tradimento, disposto al servizio e all’amore totale.

Al versetto 12 vediamo Gesù che invita i suoi a mangiare assieme a lui : Egli, donando loro il pane e il pesce offre se stesso , come Salvatore-crocifisso (perché egli è simboleggiato nel pesce arrostito).

Al termine del pasto, Gesù si rivolge a Pietro, chiedendogli una professione di amore per affidargli il gregge (versetti 15-17). Come le antiche formule giuridiche non erano scritte, ma dovevano essere ripetute tre volte davanti ai testimoni, così l’ ‘ufficio pastorale’ affidato a Pietro riceve il valore giuridico nella triplice ripetizione (“lo sai che ti amo” “pasci le mie pecorelle”) fatta davanti ai testimoni. Pietro è dunque stato ufficialmente e validamente incaricato di prendersi cura di tutto il gregge do Cristo, ma il gregge rimane chiaramente di Gesù: Pietro subentra come “vicario del Suo amore” (come scrive S.Ambrogio): il ministero petrino è un servizio, non un potere.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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