22 Apr

II Domenica di Pasqua

Vangelo: S. Giovanni, capitolo 20, versetti dal 19 al 31

Nella prima parte del vangelo di questa domenica (versetti dal 19 al 23) si narra l’apparizione di Gesù la sera stessa di Pasqua con il dono della pace e dello Spirito. Detto da Gesù risorto il saluto “Pace a Voi!”, tanto comune fra gli ebrei, acquista un significato particolare:si tratta del dono della salvezza ,da Lui operata.

L’evangelista S.Giovanni vede la Pasqua del Signore come un evento unico, sebbene noi poi celebriamo il dono dello Spirito santo in un altro giorno (festa di Pentecoste), pur sapendo bene che non è separabile dalla Pasqua. Se avete letto la Rubrica Anno Liturgico avrete capito che è la ‘cinquantina pasquale’ che forma come un unico grande giorno, che termina appunto con la Pentecoste.

L’idea principale che attraversa tutto il Capitolo 20 del Vangelo di Giovanni è il passaggio, nella vita cristiana, dall’esperienza fisica di Cristo, alla fede spirituale.

In ogni brano si tratta infatti proprio del passaggio dal vedere al credere, che, come abbiamo visto nel commento del giorno di Pasqua, sono due verbi classici del IV° Vangelo (quello, appunto, di Giovanni).

Vediamo tutto ciò analizzando i vari versetti del Capitolo 20:

v.8: il discepolo prediletto crede vedendo il sudario e le bende;

v.16: Maria Maddalena crede quando la voce del Maestro pronuncia il suo nome;

v.20: (siamo al vangelo di oggi)I discepoli credono quando contemplano le mani e il costato di Cristo;

v.29: Tommaso, infine, fa la professione di fede veramente perfetta nel Cristo Risorto quando gli è concesso di vedere le mani del Signore e di mettere la mano nel suo costato.

Le mani che Tommaso tocca sono quelle del Buon Pastore, a cui il Padre ha affidato il suo disegno d’amore. Il costato è lo stesso dal quale è sgorgato sangue ed acqua . Giovanni è il solo evangelista che ricorda l’assenza di Tommaso al momento dell’apparizione al cenacolo. Per Giovanni egli è esemplarmente il discepolo ‘normale’, prima dell’esperienza pasquale: coraggioso e generoso più di Pietro, pronto a morire per Gesù (Gv:11.16), eppure è anche il ‘discepolo del sospetto’: ancorato alla sua razionalità è incapace di cogliere l’orizzonte della vita al di là della morte.

Tommaso vuol “vedere per credere”: esige con testardaggine una prova personale. Non ammette che il Risorto sperimentato dai discepoli sia lo stesso che egli aveva conosciuto; non accetta il modo nuovo della Sua presenza annunciato dalla Maddalena (“non mi toccare”! Gv. 20,17), né la testimonianza della comunità (“Abbiamo visto il Signore!” versetto 25). Otto giorni dopo Gesù si rende di nuovo presente dove sono i suoi: questa volta anche Tommaso è con loro. Gesù accetta di sottoporsi alla verifica fisica chiesta da Tommaso, ma lo chiama a una verifica diversa: “non essere incredulo ma credente!  (v.27). Tommaso si accorge che Gesù ha letto nel suo cuore. La svolta sta in questo salto della fede, che capovolge le condizioni poste da Tommaso: deve prima credere per poter vedere e toccare! Tommaso compie questo salto: notiamo che rinuncia alla sua verifica e prorompe in una sorprendente professione di fede che sintetizza tutto il Vangelo, ed è la formula della Nuova Alleanza: “Mio Signore e mio Dio!” (v.28). L’aggettivo “mio” davanti ai sostantivi “Signore” e “Dio” hanno lo stesso tono affettuoso che si era visto nelle parole della Maddalena agli angeli del sepolcro: “Hanno portato via il mio Signore” (v.13).

Tommaso, con la sua professione di fede mostra di essere un autentico discepolo, come Maria Maddalena.

Al v. 29 “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” l’orizzonte si allarga, e al di là di Tommaso si intravede la Chiesa credente dei secoli futuri.

Siamo al vertice della catechesi del vangelo di Giovanni: E’ IL CREDERE LA CONDIZIONE PER POTER VEDERE, e questo atteggiamento rende raggiungibile in ogni tempo la presenza del Risorto.

Il Vangelo di oggi ci invita dunque ad accrescere incessantemente la nostra fede nella presenza invisibile ma reale di Cristo in mezzo a noi, affinché anche a noi possa essere applicata la beatitudine proclamata da Gesù:”Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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