10 Dic

II Domenica di Avvento – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco 1, 1-8

La liberazione annunciata ai deportati di Babilonia (I Lettura) era figura della libertà donata da Cristo. E’ Lui il Dio venuto a gridare al suo popolo:”E’ finita la tua schiavitù”. Il profeta Isaia e l’evangelista Marco parlano della stessa persona, di Gesù. A Lui prepara la strada Giovanni Battista, cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento. L’annuncio della ‘lieta notizia’ (= Vangelo) comincia con la sua predicazione.

Della figura del precursore il nostro evangelista ci dà un ‘primo piano’ stupendo. Giovanni Battista è un testimone credibile: la grandezza e la forza della sua testimonianza su Cristo non sono legate tanto ai contenuti, quanto invece allo stile. Marco evidenzia l’austerità della vita del precursore(v.6), la correttezza del suo discorso che riguarda l’Altro(v.7), facendosi semplicemente ‘voce’ e abbandonando ogni protagonismo, la sua umiltà che lo spinge a scomparire per far emergere il Cristo (v.7); il suo amore al silenzio, la scelta del deserto(v.4), che è il luogo dell’incontro e dell’intimità con Dio e delle scelte più decisive.

Giovanni è il ‘precursore’  non solo perché viene prima, ma anche perché il suo percorso esistenziale, pur con le grandi differenze dovute alla  diversità fra i due, sarà lo stesso di Gesù.

Il contenuto della predicazione del Battista è netto:”Preparate la strada del Signore”(v.3).

Per tutti, perciò, risuona l’invito alla conversione (v.4). E convertirsi vuol dire voltare le spalle al peccato, smettere di difendersi da Dio e di resistere alla sua grazia, ‘raddrizzare’ il sentiero del nostro cammino (v.3) e orientarci totalmente verso di Lui, contando sulla sua infinita capacità di amore e di misericordia.

Giovanni è esigente ma non fa paura, spinge i suoi ascoltatori ad un esodo, ad un cammino nel deserto per incontrare il Signore che sta per venire, di cui Giovanni è segno.

La conversione allora ci renderà attenti anche a quelli che non attendono più, a quelli per cui ‘avvento’ e ‘natale’, ‘regno di Dio’ sono diventate parole vuote, prive di significato vitale.

Se lo sapremo attendere con impazienza ma senza paura, con la nostra operosità e testimonianza ne affretteremo il ritorno.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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