18 Feb

I Domenica di Quaresima – Anno B

Mc. 1, 12-15

La brevità del racconto delle tentazioni di Gesù è inversamente proporzionale alla sua densità teologico-spirituale.

I vangeli sinottici concordano nel segnalare un periodo di prova particolare, alla quale Gesù viene sottoposto, per volere di Dio, dopo il suo battesimo.

Il collegamento con il battesimo aiuta ad apprezzare un aspetto del complesso significato delle tentazioni: ogni vocazione implica anche una verifica della missione ricevuta, ed anche Gesù, lui per primo, ribadisce la sua vocazione e missione di Figlio proprio nel momento in cui tutto sembra  mostrare che egli non è oggetto dell’amore divino, ma solo una fragile creatura tentata.

Il racconto di Marco è mirabile per la sua concisione e completezza insieme.

Il testo non lascia dubbi sul fatto che sia lo Spirito, lo stesso Spirito che è sceso su Gesù nel battesimo, a spingerlo nel deserto. E’ messo così in evidenza che Gesù non va nel deserto per scelta personale, ma per obbedienza alla volontà divina, perché il tempo è maturo.

Il deserto, per un verso è la sede dei demoni, per l’altro è anche biblicamente il luogo in cui si sperimenta la vicinanza di Dio e il suo soccorso ( cfr. Os.2,16). Ma è anche il luogo in cui ripararsi per sottrarsi ad uno stile di vita e al rischio di scelte che compromettano la fedeltà a Dio.

Il deserto è comunque uno spazio simbolico in cui bisogna verificare l’autenticità del proprio rapporto con Dio.

Gesù rimane nel deserto per quaranta giorni (un numero simbolico che si ritrova spesso nell’A.T.).

E’ proprio questo ‘rimanere’ che va apprezzato. Infatti il tempo del deserto è il tempo in cui si può anche ricorrere a delle fughe per sottrarsi alla sua severa disciplina. E’ quanto succede ad Israele nei quarant’anni del cammino nel deserto. Gesù invece ‘resta’ nel deserto quaranta giorni perché per lui affrontare il deserto è una questione di fedeltà a quel Dio che nel battesimo lo ha proclamato Figlio amato. E vi rimane senza pretendere privilegi, come Satana vorrebbe. Egli, nel vangelo di Marco, è infatti il suggeritore di una scelta di vita facile, del successo e della gloria (Mc. 8,33).

Gesù è tentato come il popolo di Israele e come ogni essere umano, ma contrariamente a Israele ne esce vincitore, senza mettere alla prova Dio.

Attraverso la vittoria di Gesù sulla tentazione vediamo profilarsi una grande promessa: il nuovo Adamo ristabilirà la condizione di pace con tutta la creazione, che era stata compromessa dal primo Adamo.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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