Festa della SS. Famiglia – Anno B
27 dicembre 2020
Dal Vangelo secondo Luca, Capitolo 2, versetti 22-40
A Betlemme il Cristo, il Redentore dell’uomo, il Salvatore del mondo, “è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Ed è proprio su questa “abitazione di Dio fra gli uomini” che la liturgia di oggi orienta il nostro sguardo: la famiglia, nel piano provvidenziale di Dio, entra non solo nel disegno della creazione, ma anche in quello dell’Incarnazione e della redenzione.
Già ad Abramo viene fatta la proposta di una famiglia ‘sacra’, nel momento in cui egli chiede per sé una discendenza (I lettura). Isacco, il figlio che nascerà, è il frutto della fede.
Da Isacco a Gesù è una lunga catena di generazioni, il dispiegarsi di una storia su cui vegliano l’amore paziente e la fedeltà tenace di Dio, come ci ricorda il versetto del salmo responsoriale: “Il Signore è fedele al suo patto”.
Maria e Giuseppe non si considerano una coppia eccezionale e non si aspettano privilegi né accampano esoneri: ”Quando venne il tempo della loro purificazione… portarono il Bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore” (v.22).
E’ sullo sfondo di questa loro fedeltà, umile e nascosta, che sfolgora la luce del mistero, e un vegliardo “giusto e timorato di Dio”, mosso dallo Spirito santo, riconosce la salvezza, scopre la luce, sorge nel Bambino la ‘gloria di Israele, luce per le nazioni, salvezza per tutti i popoli’.
Nel discorso alla Madre infatti, con profetiche ed incisive parole, Simeone anticipa quel giudizio di discriminazione che la venuta del Redentore ha immesso nella storia: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (v.34) E in questa profezia di Simeone è annunciato anche il dramma di Maria: il suo cuore materno sarà trafitto del dolore per il Figlio rifiutato: “a te una spada trafiggerà l’anima”(v.35).
Il padre e la madre di Gesù si stupivano “delle cose che si dicevano di lui”: custodi e strumenti di un mistero che li trascende, accettano la gradualità della rivelazione. E’ questo un insegnamento anche per noi. Accettare di non capire subito, di non capire tutto… Perché, se è vero che sono i genitori a ‘fare’ un figlio, è poi il figlio che fa i genitori, che plasma la loro vita. Il figlio, non solo Gesù, ma ogni figlio, è segno della visita di un Altro, che benedice e suscita lode e ringraziamento.
La chiesa sa che il matrimonio e la famiglia, “voluti da Dio con la stessa creazione sono interiormente ordinati a compiersi in Cristo ed hanno bisogno della sua grazia per essere guariti dalle ferite del peccato e riportati al loro principio, cioè alla conoscenza piena e alla realizzazione integrale del disegno di Dio” (Fam. Cons. 3). Per questo ci presenta oggi la santa Famiglia di Nazareth, per proclamare alle famiglie il progetto di Dio che le riguarda, affinché possano accoglierlo e viverlo, facendo risplendere la forza del Vangelo.