06 Gen

Epifania del Signore – Anno A

6 gennaio 2020

Epifania è una parola che viene dal greco e vuol dire: “manifestazione”. In questo giorno celebriamo infatti la certezza che il Signore Dio manifesta il suo Amore ad ogni persona, cioè si fa vedere e conoscere agli uomini e alle donne di ogni parte del mondo. Scrive san Paolo che “si è manifestata la misericordia e l’amore di Dio per gli uomini”. Questa è la Epifania che celebriamo: la rivelazione di Dio nella carne umana, cioè la rivelazione dell’interesse e dell’amore di Dio per l’uomo. Questo brano del vangelo ci offre il bel racconto del percorso dei magi, che vengono da lontano, perché vogliono cercare e accogliere, amare e adorare il Signore Gesù. Ma il loro lungo viaggio, la loro ricerca instancabile, la conversione del loro cuore sono realtà che parlano di noi, sono già scritte sul rotolo della nostra storia sacra.

I magi vedono una stella, e iniziano un viaggio lunghissimo, ma questo segno ad un certo punto scompare. Come faranno a trovare la strada?

Per trovarne ancora le tracce, i magi si rivolgono addirittura al nemico numero uno di Gesù .L’ironia è qui particolarmente forte, perché ad un re che non è giudeo si domanda: «Dov’è il re dei Giudei che è nato?» (Mt 2,2). Ma nemmeno il re – e con lui «tutta Gerusalemme» – (2,3) sa di cosa parlino i magi, anzi nessuno sembra sapere che deve nascere colui che ora non è più soltanto un re, ma è addirittura diventato il Messia (2,4). Come faranno i magi, e cosa farà Erode?

La palla passa allora ai sapienti, agli esperti delle Scritture, che riescono a scovare un antico libro nel quale è scritta la profezia sul luogo che è Betlemme. I magi riprendono finalmente il viaggio, sapendo dove andare, e ritrovano la stella.

Finalmente, i magi arrivano alla casa di Betlemme, e sono appagati da tutte le loro fatiche. Prima che partano per tornare indietro però i magi fanno un sogno: i magi ci credono e fanno ritorno al loro paese per un’altra strada, salvandosi (forse) essi stessi da Erode, e dando un po’ di tempo al bambino e alla sua famiglia per fuggire in Egitto.

I magi con la conoscenza “naturale” delle stelle e con tutta la loro sapienza possono arrivare solo fino ad un certo punto, ma non a Betlemme: per giungere a contemplare Dio serve qualcuno, come gli scribi, che conosca le Scritture e le sappia leggere. Anzi, servono proprio le Scritture, la Parola di Dio, la sua rivelazione positiva. L’Antico Testamento è per Matteo profezia del Nuovo. Negli oracoli del profeta su Betlemme c’è chiaramente scritto che il Messia viene dalla casa di Davide: si porta così a compimento quanto scritto anche nel Secondo libro di Samuele, quando il profeta Natan dice al re Davide: «Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore» (2 Sam 7,11-13)

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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