01 Giu

Ascensione – Anno C

02 giugno 2019
Lc. 24, 46 – 53
“…Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani li benedisse. Mentre li benediceva si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”.

Luca descrive l’ascensione di Gesù nell’atto benedicente: Gesù è come il patriarca Giacobbe-Israele che prima di morire benedice i suoi 12 figli ( Gen. 49).
Gesù sale al Padre, ma ciò non lo allontana dai discepoli, è solo un modo nuovo di essere loro vicino che troverà il suo compimento nel dono dello Spirito. L’assenza fisica di Gesù dai suoi discepoli e dalla storia degli uomini è un’assenza necessaria per percepire una presenza nuova, quella sacramentale. Con l’eucaristia Gesù ha donato alla chiesa il mistero della sua presenza feconda, che dona amore e opera la salvezza.
La Pasqua porta con sé i frutti della gioia e della consolazione: non si tratta di un ‘emozione passeggera, ma è il sentimento di coloro che sentono che il Signore ha compiuto grandi cose nella loro vita.
La Pasqua, che ha il suo compimento nell’ascensione, deve portarci ad uno sguardo contemplativo su tutta la storia e la vita degli uomini, ma in particolare sulla nostra vita, per capire sempre meglio come il Signore ha tessuto i fili intricati delle nostre vicende, rendendo possibili esiti che ci parevano imprevedibili. L’atteggiamento contemplativo porta a captare, anche se non chiaramente,, il progetto di progetto di amore e di salvezza di Dio nei nostri confronti, e, attraverso di noi, per coloro verso i quali ci vuole rendere testimoni.
E la missione non può che iniziare da Gerusalemme, la città santa fondata da Davide, la città del Tempio, dove Dio ha dimorato in mezzo al popolo, la città che diviene segno di un a salvezza che è passata attraverso il popolo di Israele e la sua alleanza con Dio, segno che la stessa missione non è altro che il compimento delle Scritture.
Tutto questo non è senza importanza per la missione della Chiesa oggi: partire da Gerusalemme significa essere consapevoli che l’evangelizzazione non parte da un progetto umano, ma sta dentro il mistero divino contenuto nella Scrittura, e che non è avulso dalle vicende del nostro mondo.
E’ grazie allo Spirito che la Scrittura, letta alla luce del risorto, diventa anche oggi riferimento fondante per la vita della Chiesa e della sua missione.
La festa di oggi ci invita a guardare in alto, nel senso che Colui che è disceso dal cielo può indicarci la meta ultima. Ci invita anche a guardare avanti sempre, perché “le cose vecchie sono passate, ecco ne faccio di nuove”, ed ancora a guardare lontano: “Saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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