Il presepe: simbolo cristiano o incontro tra culture?

Con il termine presepe (o presepio) si indica la rappresentazione della scena della nascita di Cristo, derivata dall’iconografia medievale… Il primo presepe nasce a Greccio nel 1223 sotto la guida di San Francesco d’Assisi e da allora l’usanza si è progressivamente diffusa, fino a diventare una vera e propria tradizione, tutta italiana. In una società ormai multietnica, in cui coesistono diverse culture e religioni, è ancora opportuno assegnare al presepe il semplice ruolo di “tradizione” o “simbolo cristiano”, oppure così come la società cambia velocemente, dovrebbe evolversi anche la concezione di tale rappresentazione religiosa fino a divenire un punto di incontro tra culture? Osservando attentamente, nella scena della Natività di Cristo potremmo trovare un’immagine dell’umanità con tutti i suoi pregi e difetti. Centro della scena è il bambino Gesù, simbolo di un’umanità povera e sofferente, dimenticata da ricchi e potenti: solo chi è pieno di amore (Maria e Giuseppe) e di umiltà (il bue e l’asinello) è capace di donare se stesso per il sorriso degli altri e per un mondo migliore. Allontanandoci man mano dalla stalla incontriamo i miti pastori, cioè coloro che nella loro semplicità sono risultati più sensibili al richiamo della spiritualità, di Dio; più lontano troviamo tutti i lavoratori che, troppo impegnati nei loro affari, hanno perso il senso della solidarietà verso chi è nel bisogno. In lontananza poi spiccano le figure dei tre re magi, cioè gli uomini di cultura che attraverso una riflessione critica sono riusciti a trovare Dio; loro guida è stata la stella cometa, simbolo della ragione che non impedisce all’uomo di vivere una sfera spirituale, ma lo guida ad una libera scelta del proprio credo, in cui l’unica vera legge è quella portatrice di valori universali: “Amore e rispetto nei confronti di tutti”.

Matteo Farina (22/04/2008)

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Lingue: Italiano. Tematiche: Amore, Fede, e Preghiera. Categorie: Riflessioni.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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