09 Nov
Dedicazione Della Basilica Lateranense – Festa
Gv. 2, 13 – 22
I venditori di animali e i cambiavalute sostavano nel recinto del tempio, dove vi era anche l’atrio «dei pagani» in cui potevano entrare anche i non ebrei. Svolgevano un compito necessario per coloro che si recavano al tempio per la Pasqua: chi veniva da lontano non poteva portare con sé gli animali per il sacrificio, e doveva acquistarli in loco; era inoltre necessario cambiare le monete romane, che non potevano essere impiegate per pagare la tassa del tempio in quanto recavano incisa l’immagine dell’imperatore. La severità di Gesù appare quindi a prima vista eccessiva ma l’episodio ha un valore simbolico nel presentare Gesù come un profeta preoccupato della purezza e dell’autenticità della fede. Ai profeti infatti si ispira il detto di Gesù (cf. Mal 3,1-4; Zac 14,21; Is 56,7).
L’episodio è tanto scandaloso quanto urtante. Non c’è passo nel vangelo in cui Gesù usi una violenza così esplicita. A ciò aggiungiamo il luogo sacro in cui il gesto viene compiuto. Dal racconto della passione sappiamo quanta parte ebbe la polemica diretta che il Nazareno sviluppò a più riprese contro l’istituzione più sacra del suo popolo. Eppure questa pagina posta nel quarto vangelo segna una svolta radicale nell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Ogni edificio sacro, da quel momento, non può che assumere una funzione relativa. Perde il proprio valore sacramentale assoluto e viene a indicare come segno colui che solo è sorgente di acqua viva. La Pasqua di Gesù costituisce un passaggio tale da condurre al tramonto alcune classiche pretese dell’uomo religioso. Luoghi, oggetti, riti e abitudini rischiano perennemente di sconfinare nella magia, come se ciò che è divino potesse, al di là del libero contributo dell’uomo, coprire ogni genere di ambiguità. La casa del Padre è divenuta un mercato. Non cessa di essere dimora di Dio. Ma non per questo è esente da quella caricatura grottesca che a volte l’uomo religioso sa realizzare della propria fede. Il luogo dell’invocazione e della supplica, il luogo della gioia e del dolore viene profanato in nome dell’unico vero idolo che guida cuori e coscienze: il commercio.