26 Mag

Ascensione del Signore – Anno A

Dal vangelo secondo Matteo 28,16-20

“… Gesù, si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato…”.

 La solennità odierna è il compimento del cammino di glorificazione di Gesù. E’ l’affermazione che Gesù ora partecipa della gloria del Padre.

Il nostro racconto – sobrio ed essenziale, come è nello stile di Matteo, ricco di Parola e schivo di Parole – è costituito da due brevi unità, imperniato sull’azione dei discepoli che si recano al monte indicato (vv.16-17) e sull’azione/ mandato di Gesù risorto (vv.18-20). La figura dominante delle due unità e quella di Gesù: i discepoli vanno in Galilea, Gesù si avvicina loro per inviarli a ‘fare discepoli’ tutti i popoli.

Determinante nell’episodio non è tanto l’aspetto visivo, quanto le parole che Gesù affida agli undici: “Mi è stato affidato ogni potere in cielo e in terra” (v.18b), che sono una chiara affermazione della sua autorità universale; “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni” (v.19), che è un chiaro mandato missionario nei confronti di tutti gli uomini , e: “Ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” (v.20), l’assicurazione cioè di una presenza permanente di Gesù accanto ai suoi.

vv.16-17: Gli undici, obbedienti all’invito dell’angelo (Mt.28,7), raggiungono Gesù in Galilea, sul monte che egli ha stabilito. La collocazione sul monte non è casuale. Per Matteo la montagna è il luogo privilegiato delle rivelazioni di Gesù. Su un monte avviene il discorso inaugurale del regno, la sua preghiera, l’accoglienza della folla che accorre a lui bisognosa di aiuto. Il monte diventa la cattedra dove Gesù manifesta il suo potere messianico.

vv.18-20. Siamo di fronte al primo messaggio che Gesù affida alla sua Chiesa:”A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. La storia è dunque saldamente guidata da Cristo, che ne è Signore universale. E la storia della comunità dei discepoli – della chiesa- deve diventare manifestazione di questa signoria, senza paure e temporeggiamenti. Essi dovranno osservare tutto ciò che il Signore ha loro ordinato.

La salita al Padre da parte di Gesù non va interpretata come estraneità alla storia, di cui Egli rimane il principale artefice: “io sono con voi…”. Egli non cessa di essere presente nella realtà di questo mondo, anzi, la sua presenza è ora garantita da coloro che lui stesso ha scelto e inviato.

E la solennità dell’Ascensione ci invita a prendere coscienza della meta verso la quale tutta la comunità dei credenti è incamminata. La fede in Lui è il fondamento imprescindibile perché tutti i popoli possano ascoltare la meraviglie compiute da Dio in Gesù.

Il vuoto lasciato dall’ascensione di Gesù deve essere colmato dalla testimonianza e dall’insegnamento dei discepoli: due cose distinte ma anche strettamente connesse.

L’Ascensione, culmine della vita di Gesù e inizio dell’epoca della Chiesa come tempo di annuncio e testimonianza, prepara dunque la Pentecoste.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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